Articoli scientifici

L'uomo e l'andrologia

Il campo di intervento dell’Andrologia si estende dall’infanzia all’età adulta fino alla tarda età.
I genitori devono quindi preoccuparsi di fare controllare lo sviluppo sessuale dei propri figli in età adolescenziale, per prevenire quelle eventuali patologie dei genitali che potrebbero poi compromettere la fertilità ed una normale attività sessuale da adulti.

L'importanza dell'igiene intima maschile

Le patologie dermatologiche del pene sono anche compito di osservazione andrologica.
L’andrologo infatti si interessa delle malattie dermatologiche dell’apparato genitale oltre che dell’igiene intima maschile fin dall'infanzia.

Definito il "migliore amico dell’uomo", il pene è un organo erettile, impari e mediano che ha funzione copulatoria ovvero coitale.
Considerato strumento di piacere per l’uomo e per la coppia nonché organo riproduttivo, il pene è il nostro "trapano" instancabile che vorremmo non si fermasse mai e come tale va rispettato e "coccolato" iniziando dall’igiene intima che purtroppo molti uomini trascurano.
È per questo che la Società Italiana di Andrologia, sempre sensibile a tutto ciò che è "uomo", ha voluto elencare le sei regole d’oro per l’igiene intima maschile:
Lavarsi le mani con acqua e sapone prima di toccare il pene per urinare
Lavare il glande in acqua corrente dopo ogni minzione
Lavare accuratamente il pene almeno 2 volte al giorno(al mattino e, prima di coricarsi, alla sera) retraendo completamente il prepuzio (lavando così il glande ed il solco balanico) e utilizzando detergenti adeguati al maschio (a ph neutro, a differenza dei detergenti femminili, a ph acido)
Lavare accuratamente il pene, il glande e lo scroto, con acqua e detergenti, meglio se adeguati alla cute maschile, prima e dopo ogni attività sessuale, indipendentemente dall’uso del profilattico
Astenersi dai rapporti sessuali in caso di prurito, arrossamento, piccole lesioni a carico dei genitali o, almeno, adottare obbligatoriamente il profilattico
Cambiare gli indumenti intimi ogni giorno.

sindrome della mezza eta'

Un uomo in buona salute e tìsicamente attivo, può godere di intimità e di rapporti sessuali anche in età avanzata.
Purtroppo le rapide mutazioni sociali hanno determinato la scomparsa dell'uomo come "sesso forte" in quanto l'aumentata aspettativa di vita, il rinnovamento sempre più frequente del legame matrimoniale, il matrimonio sempre più tardivo, il più frequente rapporto con donne di età molto più giovane, hanno determinato crisi di inadeguatezza prestazionale inquadrabili come "sindrome da inadeguatezza".
Ebbene, sono in particolare gli uomini di mezza età che subiscono questa sindrome chiamata anche "sindrome della mezza età" da correlare al climaterio maschile ovvero alla più nota "andropausa" che é quel periodo in cui si viene ad avere un decadimento lento ma progressivo dell'organismo il cui aspetto più coinvolgente è quello del decadimento sessuale.
Man mano che passano gli anni si ha bisogno di una maggiore stimolazione genitale, si prolunga il tempo che intercorre tra una eiaculazione e la successiva erezione come anche le contrazioni eiaculatorie sono meno forti e la detumescenza più rapida rispetto all'età giovanile.
Arrivati sotto i cinquant’anni compare quel malessere per cui gli uomini sentono di dover fare tutto quello che non hanno fatto prima.
Si curano, fanno diete, vanno in palestra e perfino dall'estetista.
Ma tutto ciò non è sufficiente in quanto in gran parte degli uomini e specialmente in quelli a rischio come fumatori, dislipidemici, ipertesi e diabetici compare calo del desiderio sessuale, deficit erettivo, riduzione del numero di erezioni notturne e mattutine, umore depresso, ansia, irritabilità, alterazione del sonno e sensazione di calo del benessere generale.
Questa "sindrome della mezza età" va prevenuta e curata e l’andrologo ovvero il medico di tutte le età dell'uomo è certamente la figura più indicata.
Un'accurata visita andrologica, lo studio della circolazione peniena, lo studio neurofisiologico dell'erezione, il controllo della prostata e il dosaggio del testosterone plasmatico diventano necessari per poter poi iniziare quei provvedimenti terapeutici idonei a ripristinare al più presto il benessere psico-fisico e migliorare la qualità della propria vita.

Tutte le modificazioni degli organi genitali

Prima del rapporto sessule sia il corpo maschile che quello femminile vanno incontro a profonde modificazioni, che non riguardano solo gli organi genitali, necessarie per una buona riuscita del rapporto stesso.
Le reazioni generali dell’organismo sono simili, anche se con alcune sfumature, nell’uomo e nella donna: nella fase dell’eccitazione si può osservare l’aumento della frequenza cardiaca, di quella respiratoria, della pressione arteriosa e un incremento generalizzato del tono muscolare.


Nella donna si notano altri fenomeni che possono risultare meno evidenti nell’uomo: una vaso congestione superficiale che provoca la comparsa di chiazze rossastre, localizzate soprattutto sul torace e l’inturgidimento delle mammelle e in particolare dei capezzoli.
La fase dell’eccitazione è caratterizzata in entrambi i sessi da un notevole aumento dell’afflusso di sangue a livello dei genitali.


Dopo un periodo di tempo estremamente variabile questa fase si conclude con l’orgasmo.
L’orgasmo è caratterizzato dalla comparsa di contrazioni ritmiche di alcuni muscoli dell’area genitale che si susseguono a intervalli regolari accompagnate da sensazioni di intenso piacere.


Nella donna non vi sono manifestazioni “visibili” dell’orgasmo, mentre nell’uomo le contrazioni muscolari provocano la fuoriuscita di sperma, cioè l’eiaculazione.
All’orgasmo fa seguito nell’uomo un periodo di latenza in cui la stimolazione è inefficace.
Questo non accade nella donna, che, se adeguatamente stimolata, può avere ripetuti orgasmi.

 

Il punto G e altri segreti della donna

L’orgasmo femminile è una reazione riflessa provocata solitamente dalle stimolazioni della clitoride cui conseguono contrazioni muscolari avvertite come piacevoli ed intense pulsazioni nel profondo della vagina.
Il clitoride corrisponde per taluni aspetti al glande del pene, ma a differenza di questo è più sensibile alle stimolazioni esterne.


Tutto questo non vuol dire che l’orgasmo della donna è solo clitorideo dato che l’orifizio vaginale con l’area circostante e il terzo anteriore della vagina risultano essere zone altamente erogene e tali da provocare grosso piacere se stimolate adeguatamente.
Esisterebbe inoltre un punto detto “punto G” (da Grafenberg, suo scopritore) che equivale a una piccola area situata a circa metà percorso lungo la parete anteriore e che risulta essere sensibile alla pressione.


La stimolazione di questo punto G produrrebbe sensazioni intense tali da scatenare orgasmi anche multipli.
A riguardo va ricordato che mentre gli uomini hanno bisogno di una pausa dopo l’eiaculazione, molte donne possono fare a meno di questo intervallo e sono in grado, se stimolate in maniera continua, di avere orgasmi ripetuti e sessualmente soddisfacenti.

Il vaginismo un problema da risolvere

Il vaginismo è una disfunzione sessuale femminile caratterizzata da una contrazione spastica involontaria dei muscoli che circondano l’accesso vaginale tale da impedire la penetrazione e quindi un normale rapporto.


Quando infatti si tenta il coito, la vagina si serra al tal punto che non solo l’atto sessuale ma anche una eventuale visita medica diventano impossibili da effettuare.
Le donne affette da questa disfunzione possono ricavare piacere dai contatti fisici con il proprio partner ma non appena quest’ultimo cerca di iniziare una penetrazione, l’ostio vaginale si chiude e ciò suscita ansia, angoscia e collera nell’ambito della coppia.
I fattori che determinano il vaginismo sono sia di natura fisica che psichica.
Nel primo caso ci potrà essere una patologia degli organi pelvici, mentre i fattori psichici possono derivare da una ostilità nei confronti dell’uomo, da una invidia del pene iniziata durante lo sviluppo psicosessuale, da una educazione troppo rigida o da traumi sessuali avvenuti durante l’infanzia.


La terapia sarà quella di rimuovere le cause organiche se presenti, mentre laddove il problema è psichico, la terapia sessuale è quella più indicata.
Essa si basa sulla eliminazione dell’elemento fobico e sulla penetrazione vaginale tramite idonei esercizi di dilatazione progressiva della vagina.
Se eseguita in maniera corretta questa terapia potrà rimuovere questo vaginismo in modo che la coppia possa godere di una vita sessuale normale oltre alla possibilità di avere dei figli sempre se desiderati.

L'amore non vuole pensieri

È questo un noto proverbio napoletano che in maniera chiara esprime il rapporto travagliato che esiste tra stress e sessualità.
L’esempio è il quarantenne dinamico che incastra freneticamente appuntamenti erotici fra una partita a tennis e una colazione di lavoro.
È convinto di essere “padrone del mondo” quando all’improvviso ecco comparire qualche difficoltà di erezione.


È lo stress che sta influenzando negativamente la sua sessualità e ciò è fonte di ulteriore stress instaurandosi di conseguenza un circolo vizioso.
All’euforia segue l’ingiustificato timore di aver perso definitivamente la propria virilità.
Nella terminologia moderna, stress sta a significare l’insieme di fattori esterni (fisici, psichici, traumatici), capaci di modificare l’equilibrio organico, stress di fronte al quale la sessualità umana risulta fortemente vulnerabile.


Ciò sarebbe dovuto al fatto che, in coincidenza di questi fattori scatenanti, si ha una ridotta produzione di testosterone che è il principale ormone sessuale maschile, un contemporaneo aumento della secrezione della prolattina che può inibire la libido oltre alla eccessiva produzione di cortisolo ed endorfine tutti “veleni” per l’attività sessuale maschile.
Recenti studi hanno inoltre ipotizzato la possibilità che l’uomo possa modificare il suo orientamento sessuale per eventuali stress subiti dalla madre durante i primi mesi di vita intrauterina.

Le fastidiose malattie dell'amore

Le malattie trasmesse medianti rapporti sessuali e conosciute con il termine di malattie veneree in “onore” di Venere dea dell’amore, sono patologie presenti sin dai primordi dell’umanità.
Alle conosciute lue, gonorrea, ulcera molle e condiloma tosi, in questi ultimi anni si sono aggiunte altre infezioni come le uretriti aspecifiche, le vesciculiti e le prostati, tutte patologie che vanno sotto il termine di “malattie sessualmente trasmesse”, in quanto quasi sempre la causa è il rapporto sessuale.


Ebbene è dimostrato che se non correttamente curate, queste infezioni sono responsabili di ridotta fertilità maschile, in quanto comportano diminuzione del numero degli spermatozoi, della loro motilità e alterazioni della loro morfologia.
Ma i batteri presenti nello sperma potrebbero inoltre determinare infezioni nelle vie genitali femminili fino ad interessare le tube con conseguente salpingite e compromissione della fertilità.


Quindi la diagnosi e la cura di queste malattie sessualmente trasmesse diventa fondamentale ma ancor più lo è la prevenzione che si dovrà attuare mediante l’utilizzo del condom, evitando rapporti a rischio e nel sottoporsi a controllo medico appena si presentano sintomi come bruciori minzionali, bruciori eiaculatori, erezioni dolorose, anomalie del volume, della viscosità e del colore del liquido seminale.

Quando la prostata ingrossa

L’ipertrofia prostatica, caratterizzata dalla comparsa di un adenoma ovvero di un tumore benigno che si forma attorno all’uretra, può avere inizio verso i quarant’anni per poi attraverso uno sviluppo lento ma progressivo, dare una sintomatologia ben netta dopo i cinquanta.
Si calcola che nelle popolazioni occidentali l’ipertrofia prostatica benigna colpisca dal 50 al 75% dei maschi al di sopra dei cinquant’anni.
I fattori che favoriscono l’instaurarsi di questa patologia sono ambientali, genetici, nutrizionali e in particolar modo ormonali.


Gli ormoni testicolari infatti sono determinanti per lo sviluppo della ipertrofia prostatica che viene pertanto considerata al pari del cancro della prostata una patologia ormono-dipendente.


In Russia esisterebbe una setta i cui membri si sottopongono ad asportazione dei testicoli prima dei trentacinque anni: nessuno degli appartenenti alla setta ha mai mostrato negli anni successivi la comparsa di ipertrofia prostatica.


I sintomi di quest’ultimi sono caratteristici in quanto il paziente è costretto ad urinare più volte soprattutto durante la notte, l’emissione dell’urina avviene sotto sforzo con un getto debole e intermittente fino alla comparsa nei casi più gravi di ristagno o addirittura di ritenzione acuta d’urina.


Una volta diagnosticata attraverso accurati esami clinici, laboratoristici e strumentali si passa alla terapia che sarà di tipo chirurgico nei casi di ipertrofia prostatica benigna avanzata in cui è presente una ostruzione meccanica del flusso urinario e di tipo farmacologico nei casi meno gravi o quando l’intervento chirurgico non è praticabile o è controindicato.

La prostata questa sconosciuta

Un sondaggio condotto alcuni anni fa in Gran Bretagna, ha evidenziato come il 37% della popolazione intervistata non è in grado di spiegare cosa sia la prostata, mentre non ne conosce la funzionalità una percentuale altrettanto elevata.


Ebbene la prostata è una ghiandola di dimensioni e forma simili a quella di una noce o di una castagna e che riveste un ruolo fondamentale nell’apparato riproduttivo maschile.
Situata a livello del collo vescicale, la prostata circonda un tratto dell’uretra ovvero il canale che lascia passare non solo l’urina ma anche il liquido seminale.
È un organo sessuale maschile il cui sviluppo è in relazione all’età del soggetto nel senso che ha un peso di pochi grammi alla nascita per poi raggiungere sotto l’azione dell’ormone maschile quello di 20 grammi alla fine della pubertà.


La sua funzione è quella di produrre alcuni elementi essenziali nonché un secreto che al momento della eiaculazione si mescolano con il liquido seminale.
Durante l’infanzia questa ghiandola si trova in uno stato di quiete per poi raggiungere la sua massima attività a completamento della pubertà.


Ha inoltre funzioni di tipo meccanico nel senso che trovandosi all’incrocio tra le vie sessuali e urinarie, evita l’entrata di urina nelle vie spermatiche al momento della minzione ed evita l’entrata di liquido seminale nella vescica al momento della eiaculazione.
È purtroppo un organo facilmente soggetto a malattie come le prostatiti molto frequenti in età giovanile, come l’ipertrofia prostatica benigna che a volte può iniziare dopo i quarant’anni e come il carcinoma che nei paesi occidentali, nell’ambito della popolazione maschile, rappresenta la neoplasia più frequente dopo il tumore del polmone.

A proposito di herpes genitale

Può capitare di avvertire dolore e localizzati a livello del pene o in regione della vulva o della vagina a distanza di poche ore o di cinque sei giorni da un rapporto sessuale non protetto.
Una attenta osservazione delle zone interessate, può evidenziare la presenza di vescicole cutanee o mucose che si identificano con una infezione da herpes.


È questa una malattia a trasmissione sessuale a diffusione progressiva dovuta all’azione dell’herpes virus simplex tipo 2 ed in parte dell’herpes virus simplex tipo 1.
Le vescicole vanno incontro a rottura spontanea con successiva ulcerazione, formazione di croste fino alla cicatrizzazione cosicché l’intera malattia dura non meno di venti giorni.
A questa infezione primaria succedono le infezioni ricorrenti con una frequenza di quattro all’anno o di una ogni cinque-sei anni il tutto con una sintomatologia più sfumata ripetto a quella iniziale.


L’infezione genitale da herpes simplex sta comunque creando seri problemi in quanto malattia a rapida progressione, molto fastidiosa, non curabile in maniera definitiva.
Tutto ciò può portare all’interruzione delle relazioni sociali e a comparsa di problemi psicosessuali e depressivi.


Proprio per questo la ricerca scientifica si sta impegnando nell’utilizzo di farmaci che bloccano la replicazione del virus ovvero molecole che se somministrate a dosaggio giusto e per periodi molto lunghi, possono ritardare la ricomparsa dell’infezione anche di molti anni.
Sicuramente importante da un punto di vista clinico e terapeutico è l’infezione genitale da herpes in gravidanza, anche se l’eventuale trasmissione neonatale sembra essere un evento poco frequente.
Occorre comunque pensare anche all’eventualità di un parto cesareo solo per i casi in cui la paziente al momento del parto stesso presenti lesioni erpetiche in atto.

La sindrome di Speedy Gonzales

Lo sapevate che la durata del rapporto sessuale del leone è solo di pochi secondi?
L’uomo invece, se ha un buon controllo del riflesso eiaculatorio, può durare oltre i venti minuti.


È vero che oggi si vive in una società dove tutto scorre in maniera frenetica ma la “velocità” non va d’accordo con il piacere sessuale, sia maschile che femminile.
Tanto che la donna non crede più a quel ritornello del maschio in difficoltà che dice: “Sai amore, ti desidero tanto che non riesco a trattenermi”.


Ecco allora che questi “Speedy Gonzales” dell’amore durante i rapporti provano a rimandare l’eiaculazione pensando a cose tristi, mordendosi le labbra o ricorrendo ad altri espedienti.
È infatti l’eiaculazione precoce una patologia frustrante quasi sempre del maschio giovane, spesso spinto alla velocità da particolari situazioni e da un cattivo apprendimento.
Spesso si tratta di ragazzi la cui prima esperienza è stata con una prostituta e che credono che il rapporto veloce sia sinonimo di virilità.
Erroneamente continuano a essere veloci anche dopo, complice il sedile di un’auto o la paura di essere scoperti.

L'andropausa non pregiudica l'attività sessuale maschile

Certamente l’andropausa non è l’equivalente della menopausa dato che quest’ultima rappresenta la fine dei cicli mestruali e quindi della fertilità femminile, fertilità che nell’uomo può persistere fini a tarda età.


Più pertinente è invece considerare l’andropausa come il climaterio maschile e cioè un periodo in cui si viene ad avere un decadimento lento, ma progressivo dell’organismo il cui aspetto più coinvolgente è quello del decadimento sessuale in particolare se tutto questo si manifesta prima dei sessanta anni, età in cui l’inizio dell’andropausa può essere definito fisiologico.


La donna invece, anche in età avanzata, ha la possibilità di buoni rapporti sessuali e di orgasmi multipli tanto che Master e Johnson sottolineano che "nessun limite viene posto dall’invecchiamento alla sessualità femminile".


È opportuno comunque ricordare che con l’avanzare dell’età si manifestano nell’uomo modificazioni fisiologiche che influenzano le caratteristiche dell’erezione.
Gli uomini anziani infatti necessitano di una maggiore stimolazione genitale anche da 15 a 20 minuti per raggiungere una erezione valida e sufficiente alla penetrazione vaginale.
Sempre dipendente dall’età è il prolungamento del tempo che intercorre tra una eiaculazione e la successiva erezione, come anche le contrazioni eiaculatorie sono meno forti e la detumescenza più rapida rispetto all’età giovanile.


I fattori cardio-vascolari, il diabete, l’ipercolesterolemia, l’assunzione di determinati farmaci, la diminuzione del testosterone plasmatico, il pensionamento precoce, l’emancipazione della donna che non reprime più la propria sessualità, sono tutte cause che concorrono all’instaurarsi dell’andropausa.


L’inadeguatezza sessuale che si manifesta con l’impotenza, è comunque il sintomo maggiormente avvertito dal soggetto anche se non è l’unico e certamente non il più grave.
La verità è che l’impotenza non è normale tra i soggetti anziani ed infatti un uomo in buona salute e fisicamente attivo può godere di intimità e di rapporti sessuali anche in età avanzata.
Pertanto quando un soggetto, anche se al di sotto dei cinquanta anni, si accorge che qualcosa comincia a "venir meno" è opportuno che consulti un andrologo per un accurato studio della sindrome andropausale.


L’accertamento diagnostico prevede dopo un’accurata visita medica l’utilizzo di varie metodiche come il Doppler delle arterie peniene, lo studio della tumescenza peniena notturna, lo studio neurofisiologico dell’erezione, il dosaggio del testosterone plasmatico e l’ecografia della prostata.


I provvedimenti terapeutici saranno in funzione della diagnosi e quindi si procederà a sospendere quei farmaci che influenzano negativamente l’attività sessuale, si somministreranno ormoni quando questi sono carenti e solo dopo accuratissimo controllo delle condizioni del fegato e della prostata e, in caso di deficit circolatorio locale, si daranno vasodilatatori.


Quando poi i farmaci si dimostrino inefficaci, solo allora si potrà ricorrere all’intracavernosa di prostaglandina e, all’uso di sistemi di inturgidimento tramite cilindri che creando un vuoto pneumatico intorno al pene, creano una alida erezione.
In casi estremi si ricorre all’instauro di protesi peniena.
In conclusione è compito dell’andrologo sorvegliare questo delicato periodo in modo che l’uomo possa attraversarlo senza traumi e squilibri psicologici.

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